Preparatevi, con “La Favola di Narciso“, a un viaggio affascinante nel mito e nella poesia, passando attraverso il canto e la musica, la danza e i colori, per esplorare in maniera del tutto originale e riflessiva la celebre e struggente storia del giovane cacciatore costretto ad innamorarsi di se stesso. L’appuntamento è a Villa Mergè, a Frascati, dal 5 al 7 giugno 2024, per tutti gli amanti del teatro, della cultura classica, e perché no, del fantastico.

Narciso: un mito che ha affascinato i poeti e gli artisti di tutti i tempi

La figura di Narciso, il giovane che si innamora del proprio riflesso, ha ispirato poeti e artisti per secoli. Da Ovidio, che se non per primo ha narrato la sua storia, per primo ha ricomposto il mito e gli ha conferito un valore alto che prescinde dal semplice racconto, a John Keats, che nel suo poema I Stood Tip-toe Upon a Little Hill si interroga sulle motivazioni di Narciso e sui deboli bagliori di immaginazione che colpiscono un poeta, consentedogli di rendere la vita a un mito ma anche di diventare mito essi stessi.

Che poi è quello che alla fine è successo allo stesso Keats, morto di tubercolosi a Roma a soli 26 anni, ma a cui Dan Simmons regala un corpo da cybrid (la coscienza del poeta in un corpo sintetico) per andare oltre la malattia e celebrare, sul pianeta Hyperion, addirittura una città che porta il suo nome.

Nel frattempo, tuttavia, Caravaggio, Melville, e ai tempi nostri Bob Dylan, Alanis Morissette ma anche i Marlene Kuntz, affascinati da quei bagliori, hanno voluto indagare ed esprimere la loro arte, ispirati da Narciso e dalla sua immagine riflessa.

Un mosaico di arti da scoprire

La Favola di Narciso non è solo uno spettacolo teatrale, come siamo abituati ad essere spettatori. Benché prenda in prestito il suo titolo dal poeta rinascimentale Luigi Alemanni, che scrisse La Favola di Narciso. Poemetto iniziatico e allegorico-mitologico, gli autori del pastiche teatrale vanno oltre, offrendo un’esperienza sensoriale che fonde musica, canto, danza e poesia. “Immaginando e reinventando una forma teatrale antica e rituale in cui tutte le arti erano congiunte“, ci dicono, “la performance fonde le diverse arti in un continuo susseguirsi di immagini, come un eterno gioco di specchi in ognuno dei quali la spettatrice/lo spettatore può cadere, perdersi e, forse, ritrovarsi.

Che esperienza aspettarsi dallo spettacolo?

Abbiamo avuto l’opportunità di chiedere all’attrice e autrice Rachele Anzellotti, che ci ha cortesemente risposto anche per conto degli altri attori autori, quale sia l’esperienza a cui lo spettatore va incontro. E ci ha sorpreso così:

“La Favola di Narciso è sicuramente uno spettacolo che lascia a tutti una forte impressione: ogni spettatore con cui abbiamo parlato ci ha raccontato un’esperienza diversa e personale e ha visto nel lavoro qualcosa di inaspettato anche per noi stessi.
In qualche modo la performance ha un punto d’arrivo diverso in ogni spettatore. Noi possiamo soltanto dire quale sia il punto di partenza: la consapevolezza che i testi classici derivino da un rito teatrale che fondeva racconto, danza, musica e canto e che da parte nostra ci sia la volontà di ricreare, pur con contenuti nuovi, tale forma teatrale così antica e potente
“.

L’allestimento attuale è il risultato di una residenza guidata da Gabriela Arancibia Villagra, artista cilena, membro della compagnia internazionale Ikarus Stage Arts, nata nel contesto fecondo dell’Odin Teatret e del Nordisk Teaterlaboratorium

Samuele Moro assiste la messa in scena e gli attori e autori Rachele Anzellotti, Mario Ascenzi, Andrea Ciaralli, Serena Sansoni.