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Ieri sera un post di Arianna Dell’Arti ha annunciato la fine delle riprese di Boris 4, non è semplice scriverne, è un attimo cadere in cose già dette (e che sicuramente ripeterò) ma alla vigilia dell’uscita della quarta stagione è praticamente necessario, per uno della mia generazione, fermarsi e fare il punto.
Quantomeno per non pensare alla paura che ho.
Sì perché, per uno come me alla soglia dei 40, Boris è intoccabile, un punto fermo, è l’idea che si può essere tutti d’accordo almeno su di una cosa, tipo la pizza. Non conosco persone che non amano Boris, conosco alcuni che non lo hanno mai visto ma che ad ogni citazione rispondono con un “Eh, sì, dovrei proprio vederlo”. Uscito tra il 2007 e il 2010 è ancora attualissimo ed è riuscito non solo a divertire ma ad entrare prepotentemente nella cultura di un paese intero. I vari “DAIDAIDAI” “Viva la Merda” e “La qualità c’ha rotto il cazzo” sono frasi diventate di uso comune anche fuori Roma in un tempo in cui le polemiche da social alla Zerocalcare è troppo romano neanche esistevano perché i social non esistevano.
Le tre stagioni di Boris e il film sono delle piccole perle, con le loro imperfezioni naturalmente ma che portano avanti con dignità e senza pretendere di essere perfetti.
Boris è in qualche modo perfetto, certo la prima stagione rimane inarrivabile ma il tutto si compone di una poesia che rimane per tutte le stagioni e anche, in parte, nel film.
Il prodotto di Ciarrapico, Torre e Vendruscolo è quanto di più coerente e vicino alla realtà delle cose si possa trovare in TV negli ultimi 20 anni e una quarta stagione era attesa da tanti come la seconda venuta di Gesù o di Gandalf il Grigio, però c’è un però.
Dal lontano 2011, anno di uscita del film, una componente importante di questa macchina quasi perfetta è venuta meno: quel Genio assoluto di Mattia Torre si è spento precocemente togliendoci per sempre la possibilità di godere delle sue idee. Questo, sommato alla voglia per forza di fare una quarta stagione, mi fa molta paura.
Provate a pensarci, provate a guardarvi dentro e chiedervi “Sono pront*?”, io ho scoperto di non esserlo, non sono pronto così come non sono pronto a guardare Toy Story 4, affronto la cosa con consapevolezza, me ne rendo conto e vado avanti.
La quarta stagione di Boris potrebbe essere un colpo terribile a uno dei pochi punti fermi della mia vita, non ho paura che non faccia ridere, ho paura che possa perdere l’anima e l’idea che lo ha fatto diventare quello che è, ho paura che venga snaturato sull’altare del “Famo sta quarta stagione che tiramo su due lire”, ma Boris non puoi farlo “a cazzo di cane”, devi sapertici mettere, devi usare gli elementi giusti nella giusta quantità, altrimenti rischi un tonfo che lascerà sul campo i sogni di una generazione intera.
Sono così tanti gli esempi di “Quarti capitoli” che hanno ammazzato le serie, basti guardare “Indiana Jones” o “Alien 4”, in quei casi io semplicemente faccio finta che non siano mai stati girati, con Boris sarebbe diverso.
Non voglio arrivare da qualche parte in particolare con questo articolo, solo condividere una paura magari irrazionale ma che, in fondo, so di essere di tante persone che come me sono cresciute con René, Arianna, Alessandro, Biascica e lo schiavo, persone che come me riguardano ancora e ancora le puntate e si stupiscono ogni volta di come ci prenda su tutto, dagli straordinari di Aprile fino al climax finale de “un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”.
Mi aggrappo alla speranza che le persone che ci hanno lavorato sono cresciute tanto in questi anni diventando dei grandissimi rappresentanti del nostro cinema, uno su tutti proprio Valerio Aprea, mi aggrappo a questo nell’attesa che esca su Disney+ (non c’è ancora una data ufficiale di uscita) mentre mi chiedo se in Italia una televisione differente è possibile, oppure no.
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Marco Brancaccia
Giornalista, scrittore, fotografo. Vive un carico di lavatrice alla volta e ha il fisico da alzatore di polemiche.