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Sabato 8 e domenica 9 ottobre, presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, si terrà l’evento “Il Frascati incontra la Francia“, una due giorni di degustazioni, di approfondimenti e di accostamenti tra i vini di Frascati e quelli dei cugini d’oltralpe.
Abbiamo intervistato Jacopo Manni, uno dei protagonisti di questo evento, autore, sommelier e comunicatore del vino.
Buongiorno Jacopo, grazie per averci concesso questa intervista. Iniziamo con una domanda che parla di te: come si passa da giocatore di pallacanestro a Sommelier?
In realtà non sono riuscito a diventare professionista in nessuno dei due campi… a parte gli scherzi, io ho studiato come sommelier e ho un master all’Alma in Comunicazione e Marketing del Vino. Sono un comunicatore del vino e non un sommelier, mentre per il basket posso dire che l’ho scoperto in quinta elementare, dopo anni di nuoto. La vendemmia in Umbria coi nonni paterni di Todi a pestare uva, invece, ancora prima: il profumo del mosto è una Madeleine che ancora mi commuove.
I Castelli Romani sono legati a doppio filo alla tradizione vitivinicola. Quanto è cambiato questo rapporto nel tempo?
Il tempo cambia e la storia – altra mia passione (ho una laurea in Storia Medievale) – evolve e modifica tutto. O forse no. Perché la Storia altro non è che una ricostruzione ordinata di eventi umani reciprocamente collegati secondo una linea unitaria di sviluppo. E quindi tutto è collegato. Ed è un fatto che in questo territorio è praticamente nato lo sviluppo scientifico e agronomico della vite in occidente con il De Agri Cultura scritto da Catone nel 160 a.C. E se nel vocabolario locale esistono centinaia di termini dialettali che si riferiscono al lavoro della vitivinicultura, vuol dire che l’intera comunità ne faceva parte. E che Frascati è una delle prime Doc d’Italia è un altro fatto. Tanto forse è cambiato da quando Catone scriveva a quale distanza piante i filari e come condurre la vigna e l’azienda. Abbiamo avuto alti e bassi, come in tutti i territori e in tutte le storie del mondo. Ma che questo territorio sia uno dei capisaldi della vitivinicoltura italiana e forse mondiale è un altro fatto. Molto è cambiato ma il futuro è anche nel passato.
Il vino come valore sociale: l’osteria, l’aperitivo e l’happy hour. È vero che il vino dell’oste fa schifo ma va bene a tutti perché tanto “basta stare insieme”?
Il vino è socialità, cultura, tradizione, economia, storia, araldica, geologia, biologia, chimica e mille altre cose. Ma è comunque una bevanda alcolica e potenzialmente cancerogena. Quindi no, il vino deve essere fatto bene e deve essere consumato bene, cioè poco e buono. Mi piace moltissimo che la nostra civiltà ha l’abitudine di introdurre alle nuove generazioni al vino e al bere responsabile. Il dito nel vino del nonno dato ai bimbi è cultura e insegnamento e non barbarie e inciviltà. Bisogna fare un passo in avanti tutti insieme sul bere bene e meglio. Qualità e rispetto sia per sé stessi che per tutta la fatica e la professionalità che c’è dietro a un bicchiere di vino. Quindi bellissimo stare insieme, soprattutto dopo questi anni terribili, ma per favore beviamo bene.
Che caratteristiche ha il Frascati e come si sposa con i vini francesi?
Il Frascati è un vino vulcanico. La vite è una pianta potassifera e i terreni del vulcano laziale sono pieni di potassio e di altri minerali che rendono le uve e il vino uniche. La mineralità del vino è un concetto molto di moda ultimamente, e tanti vini adesso vengono raccontati come minerali e sapidi, ma in realtà i vini come il Frascati che vengono da terreni vulcanici hanno una vera e distintiva mineralità gustativa. I vini di Frascati sono principalmente fatti con la Malvasia, che è un vitigno aromatico e dolce, insieme all’alto grado alcolico che le calde estati di Frascati portano alle uve sarebbero complicati da bere. E invece il vulcano dona a questi vini una piccantezza tattile, minerale e sapida che li rende equilibrati e molto sexy. Pensate al pepe o allo zenzero quando li bevete. E per i vini francesi… le cose belle si sposano bene. Abbiamo deciso di mettere insieme il buono e il bello.
Jacopo Manni e il vino, quali preferisci?
Io amo i vini freschi, con poco grado alcolico, sapidi e di grande bevibilità. E con meno intervento possibile in cantina. Adoro i vini artigianali, fatti da vignaioli e non da commercianti o industriali. Come vitigni e vini adoro la schiava, il grignolino, il ciliegiolo, il piedirosso, il trebbiano spoletino e mille altri vini legati da questo fil rouge.
Il rapporto con il Consorzio
Il consorzio Frascati ha una storia e tradizione molto lunga. Il Frascati si era un pochino accontentato del grandissimo successo avuto tra le due guerre mondiali e nel primo dopoguerra, quando era diventato uno dei migliori vini del mondo per fama e reputazione. Adesso però nuove energie e vitalità stanno scuotendo il torpore, anche grazie all’Amministrazione comunale che ha capito che il vino è un asset economico, sociale e turistico di importanza capitale e sta facendo benissimo finora. Mi sembra ci sia una bellissima energia ora. Insieme al Consorzio e ai Comuni di Frascati e Monte Porzio Catone, anche loro bravissimi, stiamo facendo eventi portando nel territorio i migliori protagonisti del vino oggi. Abbiamo alzato l’asticella. Chiuderei con un: daje!
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Escluso Frascati direi:
Il Txakoli basco, un vino freschissimo leggermente frizzante, una bomba dal prezzo ridicolo. Ad esempio quelli di Gorka Izagirre o di Doniene Gorrondona
Il Cerasuolo d’Abruzzo un rosato che non sa di shampoo o di big babol, tanta roba sono quelli di Tenuta i Fauri o di Tenuta de Melis.
La Falanghina dei Campi Flegrei un vino vivido, grippante, salino e profondo. Mi fanno impazzire quelle di Cantina Salandra, Astroni o soprattutto quelle di Cantina Agnanum.
Il Lambrusco di Sorbara che è una lama di freschezza e piacevolezza in bocca. Il vino gastronomico per eccellenza. Andate diretti su Bergianti che è un fenomeno vero. E se non trovate le bottiglie che le vende tutte, virate su Massimiliano Croci e Camillo Donati.
Altro produttore che mi piace da morire è Annesanti in Valnerina. Assaggiate quello che vi pare che lui non sbaglia un colpo.
Poi per chi vuole mi scrivete sui social e continuiamo…
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Marco Brancaccia
Giornalista, scrittore, fotografo. Vive un carico di lavatrice alla volta e ha il fisico da alzatore di polemiche.